La vostra generazione – i giovanissimi – è stata trascurata. Forse, sotto, c’era la sensazione che ve la sareste cavata comunque, fisicamente e psicologicamente: siete nuovi e forti. Non abbiamo pensato che l’insegnamento a distanza avrebbe marcato le distanze sociali ed economiche (pensa alle differenze di case, di computer e di connessioni). E soprattutto non abbiamo considerato quello che tu hai sottolineato: vi lasciavamo la parte impegnativa della scuola (le lezioni, lo studio), mentre vi toglievamo quella sociale e divertente (gli amici, gli incontri, la compagnia).Mercoledì ho incontrato (via web, ovviamente) una classe di un istituto professionale di San Donà del Piave (nella foto). Ragazze della tua età, Sonia, che dicevano le cose che hai scritto tu. E, quando non le dicevano, parlavano con gli occhi. Un saluto da tutti gli Italians agli adolescenti italiani: forza, vedrete ne usciamo presto. E questa esperienza vi renderà più forti, magari. Ma lo ammetto: questo finale è una consolazione che confina con l’autoassoluzione.